Sequestro per equivalente a carico del titolare del macello,
denunciato ad aprile, che sostituiva i capi morti con quelli acquistati
in nero, evadendo anche le norme sulla tracciabilità volute a tutela del
consumatore. Scoperta anche la società cartiera di Milano adoperata per
emettere false fatture.
Nuovi sviluppi dell'inchiesta sul macello di Savoca che attraverso un
articolato sistema di fatture false e missing trader aveva realizzato
un'evasione fiscale
di quasi 30 milioni di euro. La Guardia di Finanza
della Brigata di Alì Terme ha eseguito il sequestro per equivalente dei
beni del titolare per un totale di 2.844.453 euro. Sequestrati denaro
contante e beni immobili per un totale di oltre € 750 mila euro.
Il
titolare era stato denunciato nell'aprile scorso dopo che l'inchiesta
aveva scoperto che tra il 2006 e 2007, la società è completamente
"sparita", non dichiarando affato redditi.
Tra il 2003 ed il 2007, invece, non ha dichiarato gran parte del
fatturato. In totale ha evaso il Fisco per circa 30 milioni di euro la
società a r. l. operante nel settore della macellazione di carni
animali, con sede a Savoca. L'uomo è stato denunciato anche per fatture
false e mendacio bancario: aveva presentato fatture per operazioni
inesistenti per ottenere anticipo di contante da un istituto di credito.
La società effettuava acquisti di bovini vivi da fornitori comunitari,
documentando gli stessi con fatture risultate false, poiché emesse da un
“missing trader”, cioè da una società cartiera fittizia
operante nella provincia di Milano, a sua volta segnalata all’Autorità
Giudiziaria, che si interponeva nelle transazioni commerciali al fine di
nazionalizzare i predetti acquisti e consentire così alle varie imprese
di detrarre l’imposta relativa.
Tramite la banca dati nazionale dell’Anagrafe Bovina, controllando
oltre 1400 capi grazie ai marchi auricolari, la Finanzaha scoperto che
il macello sostituiva animali morti con quelli acquistati "in nero",
evadendo le norme sulla tracciabilità.
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